Non vi è dubbio che una patologia coinvolge almeno una catena muscolare; ma può essere vero anche il fatto che una catena muscolare perturbata da un recettore, causi di conseguenza una patologia muscolo articolare. Al terapista il compito di scoprire l’origine ed il percorso della patologia.

Data la scarsa capacità da parte della maggior parte dei pazienti ricordare ed aiutare il terapista, l’anamnesi non sempre ci fornisce il percorso da seguire. Ecco che, in questo caso, una rigorosa valutazione posturale e test relativi, saranno in grado di fornirci grande aiuto.
Qualora anche questo passaggio non fosse esaustivo, allora si possono “interrogare” le catene. Ovvero, utilizzando determinate posture specifiche, si è in grado di “esasperare” le “disarmonie posturali”.

In questo caso l’utilizzo di Pancafit ha due scopi: far emergere le tensioni “dell’anello muscolare” coinvolto e relativa catena muscolare di appartenenza. Dopo di questo, individuato il punto che il corpo spontaneamente indica, si “guida” il corpo a far spostare le tensioni lungo la catena, fino ad arrivare al punto del problema iniziale…, occultato dal tempo e dalla memoria (scopo antalgico).
Ecco che inizia la vera e propria riabilitazione.

Ma, dal momento che ogni “informazione” (azione terapeutica) che “entra nel sistema”, coinvolge sempre la globalità del sistema, il trattamento di riabilitazione deve tenere conto anche di questo “riverbero”.

Ogni trattamento effettuato in “postura globale decompensata”, ha il potere di agire su tutte le catene coinvolte….e dunque ha il potere di agire su molti piani contemporaneamente…, persino il piano emozionale (grazie all’azione del diaframma che deve essere sempre coinvolto).
Il diaframma è un epicentro per tutte le catene muscolari… (D. Raggi).

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